Ippica, Galoppo, Corse & Allevamento

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lunedì, novembre 14, 2011

CONTROLUCE..di Mario Berardelli (23° puntata)

Un problema di DNA..... ne facevamo cenno al termine dello scorso controluce.  Quale? Il nostro, il vero, l'autentico DNA ippico che abbiamo smarrito o meglio trasformato nel corso di un lungo quarantennio , giorno dopo giorno, azione dopo azione, ovviamente senza accorgerci.  Una vera mutazione genetica che adesso si sta per compiere e che ci ha lasciato privi di ogni difesa immunitaria dinanzi ad eventi  che mettono in pericolo la vita del settore.  Il fatto è che, per circostanze e accadimenti che possono anche essere compresi , pian piano abbiamo smarrito i valori fondanti del nostro sport, del nostro mondo cosi che l'ippico del 2011, specie se di ultima generazione, tranne le vostre lodevoli e fondanti eccezioni, possiede dei fondamentali differenti da quelli che servirebbero. ( sono stremato, io come tanti di voi, dalla enorme difficoltà di far comprendere quotidianamente cose ovvie che vengono invece recepite come assurde e senza colpa , d'accordo)  Volendo ma sarebbe troppo facile potremmo dire che siamo lo  specchio del Paese che ha inseguito stereotipi e valori purtroppo sbagliati e che adesso si trova smarrito come un bambino dinanzi a situazioni più grandi di lui. La mutazione lenta e inavvertibile del nostro DNA è stato il prezzo pagato  alla crescita cui non è seguita in parallelo una fortificazione dei nostri valori e dei nostri primari obiettivi e bisogni. Come ho già cercato di spiegare tempo fa il nostro mondo all'inizio , proprio all'inizio degli anni 70 viveva e si fondava su criteri di comportamento completamente differenti. Migliorabili  ovviamente , cosi è stato, purtroppo lentamente, e come un virus che incuba a lungo, l'effetto collaterale è stato quello di farci smarrire questi valori fondamentali. Il movimento delle scommesse si aggirava circa intorno ai cento miliardi e , come ho già scritto, Piero Golisano si diede allora come obiettivo di crescita con tutte le conseguenze del caso ( maggior importanza nel contesto socio-economico, differente necessaria organizzazione, crescita esponenziale reiterata della rappresentazione del nostro mondo) quello di raggiungere i mille miliardi di movimento all'inizio degli 80. Obiettivo raggiunto e poi successivamente frantumato negli 80 stessi e nei 90. Infatti noi abbiamo iniziato a viver nel villaggio globale dei Giochi forti di un patrimonio di seimila miliardi-anno alla fine degli anni 90 ( e abbiamo peccato di ebrezza da vertigine), al cambio tre miliardi circa di euro che, allora, valeva un 40% del mercato dei giochi appena liberalizzati e assolutamente globali. Oggi , lo sappiamo tutti, viaggiamo , circa, sul miliardo e mezzo e speriamo di attestarci, ovvero la metà e percentualmente valiamo il 2%. Nulla. Un ciclo si è compiuto, ( quali che siano stati gli errori e tutto il resto.... che importa, è stato cosi e non piangiamo sul latte versato) di fatto siamo tornati , a spanna, all'inizio degli anni 70 per dimensione economica come quelle famiglie nelle quali la terza generazione scopre di dover vendere case e gioielli, barche e auto di lusso per sopravvivere . Vero, o quasi, con un  problema : al 90% forse anche più abbiamo smarrito  e nono riusciamo a trasmetterli quei valori fondanti e fondamentali che guidavano la vita e ispiravano il comportamento di chiunque operasse nel settore ( dall'appassionato orgoglioso di esserlo fino al più impegnato operatore). 
Il primo e assoluto era la PASSIONE che noi sistematicamente abbiamo mortificato nella sua espressione più nobile ovvero l'aspetto tecnico che è fondante e universale per un  settore come il nostro. Abbiamo scambiato il mezzo stupendo ( la scommessa) per il fine ancora più nobile e meraviglioso ( le corse, la selezione, ogni aspetto di rilevanza tecnica, in altre parole la cultura di un settore) . Per fortuna , in maniera a volte quasi catacombale, che la fiammella , a volte vanamente e incompresa,  è stata tenuta viva da manipoli di eroi o di moderne vestali : in prima battuta voi, quindi noi tutti,  appassionati e di fatto veri , sia pur illusoriamente, padroni del settore e poi coloro che agendo concretamente sono riusciti  a manifestare eccellenze e penso ai proprietari che ancora  ci tengono competitivamente agganciati al villaggio cosi come gli allevatori entrambi supportati da magnifici professionisti come gli allenatori e i fantini e se permettete aggiungo anche quel lavoro indispensabile ancorchè insufficiente, lo ammetto, che si è fatto in termini di cultura nelle sedi deputate ovvero sul giornale, sulle riviste e nelle televisioni. La fiammella esiste ma la luce è fioca e forse sta anche per spegnersi. La nostra vera battaglia che equivale a  speranza, poca, di tornare a vivere da ippici passa assolutamente nel recupero dei nostri veri valori, il famoso DNA smarrito o modificato. Ci riusciremo ? Non credo o almeno sarà molto ma molto difficile perchè il nuovo DNA è radicato e fortificato e soprattutto ha ben nascosto i veri valori che dovremmo recuperare. Oggi , purtroppo anche in quelle stesse categorie che ho elogiato come eroiche il pensiero dominante è troppo legato alla immagine che l'ippica si è creata nell'ultimo trentennio : servono soldi, soldi , soldi è la prima invocazione. Per forza perchè ci siamo lentamente trasformati in un settore che non produce quasi più cultura ( non riesce  formare i suoi quadri nella giusta maniera)  sostenuta dallo slancio passionale ma è diventato una sovrastruttura che deve alimentare se stessa e non si accorge, adesso  lo farà per forza, che il suo fatturato non basta più. Siamo un settore, anzi una sovrastruttura, cui , a seconda del ruolo, servono sempre più giornate di corse, più corse per distribuire che è l'esatto contrario della selezione, servono più gettoni per alimentare una catena ,  a volte parassitaria, di gente che a vario titolo li percepisce ma forse non sa neppure perchè e soprattutto non è adeguata al ruolo, in linea di massima è ovvio. Servono soldi per tenere in vita un apparato, sia chiaro indispensabile nella sua giusta dimensione,  che ha però divorato la parte migliore di se stesso. Domanda : siamo un settore eminentemente tecnico, giusto, ebbene esiste una struttura tecnica istituzionale ? No, modificata come il famoso DNA anzi smarrita , forza avanti con le precisazioni e i distinguo ma la sostanza è questa. Non sarà facile, quasi impossibile, spiegare i fondamentali ai tanti  che vivono l'ippica e in ruoli anche chiave come fosse un settore economico qualsiasi senza comprenderne la vera essenza, non sempre per colpa loro ma sovente perchè abbiamo smarrito anche la tradizione dell'insegnamento dei nostri valori. Non hanno nemmeno torto e quindi , non vedendo o non potendo capire, insistono in una direzione che a loro sembra quella giusta e invece la salvezza passa solo attraverso il recupero di quei valori condivisi, di quello stile di comportamento, di quello status indispensabile in ciascuno di noi per porre al centro di tutto il fenomeno la sua vera natura  e di conseguenza tutta una serie di comportamenti . Tante volte , nei racconti, vi ho dato conto del clima di una certa ippica che ho avuto la fortuna di vivere. Riusciremo  a recuperare quei valori e a ricreare, ovviamente al passo con i tempi ( viviamo nel secolo mercuriano) , quella atmosfera, quel clima di slancio e di passione culturale che potrebbe farci rifondare anche a prezzo di sacrifici per molti durissimi ? No, non riusciremo, siamo irreversibilmente condannati a bere il calice fino alla fine senza speranza. Mi auguro , come sempre, di sbagliare.....

1 commento:

  1. HAI PROPRIO RAGIONE MARIO, CI STANNO COSTRINGENDO AD AMBIENTARE IN UN DNA CHE NON SENTIAMO NOSTRO.
    SPERO TANTO CHE IL NUOVO MINISTRO MARIO CATANIA ABBIA COME AVETE RIBADITO QUELLA CULTURA IPPICA ANCORA BEN RADICATA, ANCHE SE A MIO PARERE IN QUESTO CASO VALE IL DETTO IPPICO UNA VOLTA IPPICO PER SEMPRE.

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