Ippica, Galoppo, Corse & Allevamento

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sabato, maggio 19, 2018

Capannelle: 135^ DERBY ITALIANO DI GALOPPO, meno 1. La Storia e gli Albi d'Oro..

MBER Il Derby è la madre di tutte le corse. Lo è da quasi 240 anni in Inghilterra e oltre 130 nel nostro paese. Nulla ha più fascino del giorno in cui si disputa il Derby, appunto il Derby Day. Pensate che in Inghilterra quando, fino a non molto tempo fa, si disputava convenzionalmente il primo mercoledì di giugno era bank holiday ovvero festa nazionale. Proprio perché era il derby day, pienamente entrato nell’immaginario collettivo di una intera nazione.
Anche in Italia, fino alla fine degli anni 60, dunque per circa 80 anni, il giorno del derby era stato scelto sempre il primo giovedì di maggio e se non era festa nazionale era comunque in grado di bloccare, nonostante fosse un giorno feriale in mezzo alla settimana, la città di Roma perché era impossibile mancare alla disputa della madre di tutte le corse. In 15.000 ma forse anche di più rendevano quasi impossibile l’accesso a Capannelle che, allora esisteva, era presa d’assalto anche grazie al comodissimo tram (lo ha in parte celebrato anche Fellini nel suo Roma) che partiva dalla stazione Termini, imboccava la via Appia da San Giovanni e piazza Re di Roma e terminava la sua corsa, sempre fiancheggiando la via cara ad Orazio, proprio dinanzi agli ingressi principali di Capannelle.
Altri tempi indimenticabili ma il Derby c’è ancora e ci sarà sempre perché è nel dna del nostro immaginario collettivo, è parte del nostro tessuto sociale e del nostro costume cosi come in quello di ogni parte del mondo.
Perché il Derby si disputa ovunque ci sia un ippodromo e dei cavalli. Quella di Mr Stanley e della moglie Lady Hamilton (ovviamente anche di Lord Bumbury) è stata una di quelle invenzioni che hanno cambiano la Società e i Costumi, un qualcosa di incredibile il cui essere è andato ben aldilà del mero evento ippico. Oggi si etichetta come derby tutto ciò che è evento o sfida al massimo livello, non esiste nulla di più importante. Pensate al calcio ma anche ad ogni altro sport e a qualsiasi momento nella vita sociale e politica in cui lo scontro si fa senza esclusione di colpi, diventa un derby.
Molti non sanno purtroppo che il nome e la ragione di tanta importanza derivano appunto dal nostro sport, da quella scelta felice che, alla fine degli anni 70 del 700 il gruppo di amici ippici seppe creare. Derby oltre il turf , oltre l’ippica perchè ovviamente esiste anche il derby nel mondo del trotto e in ogni dove.
E’ la madre di tutte le corse perché, qui sta la genialità, si può vivere e correre solo una volta nella carriera e nella vita di un cavallo, a tre anni. Se per una ragione qualsiasi non riesci ad esserci sei fuori per sempre. Crudele ma affascinante al massimo. Pensate che il cavallo del secolo, Ribot, non ebbe la possibilità di correrlo. Un tempo si iscriveva addirittura il puledro quando la madre era gravida, oggi , il segno giusto dei tempi, puoi entrare in corsa anche un paio di giorni prima, pagando ovviamente molto.
La magia del Derby alle Capannelle: Derby, una parola magica che oggi significa di tutto ma quello originario vuol dire corsa dei cavalli di tre anni ed ovunque o quasi (in Francia si chiama Jockey Club) il suo nome è sempre lo stesso. E’ la madre di tutte le corse ma è bene chiarire che non è la più importante in termini di autentica selezione. Questo privilegio spetta, logicamente alle grandi corse che prevedono un confronto intergenerazionale, i tre anni contro gli anziani, solo cosi si stabilisce il vero autentico valore. Eppure anche se vincere l’Arco di Trionfo oppure le King George o magari la Gold Cup del Dubai o le Breeders' Classic conferisce ad un cavallo un valore autentico ed inestimabile siamo convinti che qualsiasi proprietario, allevatore, allenatore e fantino, dovendo scegliere, non esiterebbe: Derby sempre Derby.
Rientrare alle redini del proprio cavallo nel winner enclosure di Epsom non ha prezzo e non basta neppure la famosa carta di credito reclamizzata. Ecco perché domenica a Capannelle si rinnova con gioia immutata un rito meraviglioso, quello del derby italiano di galoppo. Si è disputato colme quello di Epsom fino a qualche anno fa sui 2400 metri poi, sulla falsariga di quanto deciso in Francia, siamo passati ai 2200 (a Parigi, Chantilly sui 2100) in pista grande che sono di fatto più severi dei famosi 2400 in pista derby poiché i cavalli si trovano subito ad affrontare la lunga e severa dirittura di fronte alla quale , sui 2400, accedevano solo dopo una breve racchetta che li immetteva ma decelerando un po’ la andatura. Per quasi 2 minuti e mezzo si vivrà una sorta di apnea emozionale con la tensione al massimo prima dell’epilogo quando a 300 dal palo, ad Epsom come in tutto il mondo e quindi anche alle Capannelle, esplode il boato della folla che accompagna il serrate conclusivo. Emozione pura, adrenalina al massimo.
Il Derby ed i suoi Grandi Campioni
Il nostro Derby ha la sua grande Storia, il tracciato di Capannelle è stato solcato dai grandi campioni del nostro turf e non solo perché se fino al 1981 la corsa è stata riservata ai soli indigeni, da quella data è aperta a chiunque e da ogni parte del mondo come è logico che sia in una ippica che guarda al mondo.
La prima a vincere è stata Andreina, si mormorava già allora che sotto il nome del proprietario ufficiale Thomas Rook si celasse nientemeno che il Re Umberto primo. Ne parlò apertamente Gabriele D’Annunzio nel suo commento su una rivista (perché per un evento del genere si scomodavano i grandi scrittori cosi come Zola narrò le vicende di un derby di Francia) . Tutte le nostre grandi scuderie hanno scritto il proprio nome nell’albo d’oro della corsa , Tesio e Incisa ovvero la Dormello Olgiata su tutti ma anche il Conte Felice Scheibler ovvero Sir Rholand che fu l’anti Tesio dei primi anni del secolo, divorato dalla passione per le corse e per l’Africa . Vinse la corsa Giuseppe De Montel , il secondo anti Tesio (il terzo ma incompiuto fu Luchino Visconti che dopo pochi anni andò in Francia per diventare il grande regista che tutti consociamo) , la vinsero la Mantova, il Soldo, la Ticino, la Rozzano, la Aterno, Ettore Tagliabue, il Conte Neni Da Zara, la Miani, Carlo Vittadini, Carlo D’Alessio e poi in epoca moderna le altre grandi scuderie che hanno scritto le pagine recenti più alte per il nostro turf unitamente a molti ospiti stranieri di assoluto prestigio.
Non è un caso che ad onorare la prima edizione aperta del Derby sia stata una giubba di assoluto prestigio internazionale come quella di Paul Mellon il proprietario di Mill Reef che vinse nel 1981 con Glint of Gold, proprio un rampollo di Mill Reef, capace poi di finire secondo nel Derby di Epsom. Una pagina gloriosa per la nostra corsa. Lo stesso possiamo dire di allenatori e fantini, tutti i più grandi ci sono e Federico regoli ed Enrico Camici lo furono nelle due vesti. Divertitevi con attenzione a scorrere i nomi nell’albo d’oro, sarà come entrare in una preziosa miniera. Ai cavalli occorre dare per forza uno sguardo, c’è la Storia del nostro turf , nomi che emozionano ancora oggi: Apelle, Artello, Pilade, Archidamia, Donatello, Nearco, Orsenigo, Niccolò dell’Arca, Traghetto, Tenerani, Botticelli, Sedan, Ortis, Orange bay, Sirlad, Glint of Gold, Old Country, Tisserand, White Muzzle, Rakti, Mastery, Worthadd, fino all’ultimo laureato Mac Mahon che, il segno dei tempi , è andato mercurianamente a vincere anche il derby del Qatar. Proprio perché oggi bisogna essere nel mondo a pieno titolo. MBER

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